Cenni storici
La Chiesa di Traldara è un’istituzione religiosa molto particolare, che nasce strettamente legata al proprio territorio, a differenza delle varie chiese del continente dedicate ad una singola divinità e al pari invece della Chiesa di Karameikos; al contrario di quest’ultima però può vantare millenni di credo alle proprie spalle e una maggior penetrazione tra la popolazione.
Così come la chiesa creata dal patriarca Olliver Jowett, anche quella traldariana ha nel nome la denominazione territoriale da cui trae le proprie origini teologiche: il territorio noto con il nome ancestrale di Traldara, appunto. Tuttavia le similitudini tra i due organi clericali finiscono qui, in quanto il progetto che sta alla base della chiesa karameikana è non solo molto recente (circa trent’anni), ambizioso ed innovativo nella sua concezione, ma nasce su basi principalmente politiche e come tentativo di consolidare l’unità nazionale del giovane Granducato. Inoltre, le fedi religiose che racchiude al suo interno sono estremamente comuni in tutto il continente di Brun, divinità conosciute e venerate in ogni terra ove siano presenti insediamenti umani.
La chiesa di Traldara invece, non varca i confini nazionali nemmeno dal punto di vista teologico, in quanto la sua fede è incentrata sui tre eroi che secondo la leggenda fondarono la nazione di Traldara e le cui gesta sono narrate nella famosa Ballata: Halav, Petra e Zirchev.
Oltre ad essere stata tramandata per tradizione orale, nei racconti e nelle canzoni popolari, vi sono dei documenti storici custoditi nella Cattedrale di Traldar a Specularum, la capitale del Granducato, i quali attestano che migliaia di anni fa esistette veramente una grande civiltà traldariana, unita sotto la bandiera di un unico re, il leggendario Halav e dei suoi compagni d’armi, la regina Petra ed il cacciatore Zirchev.
Essi difesero realmente le terre a sud delle Montagne Cime Nere dall’invasione di un’orda di Gnoll provenienti da occidente, fatto attestato da documenti consultati dagli storici nel Sind, nelle Cinque Contee e nella Repubblica di Darokin.
La Ballata di Re Halav è considerato un vero patrimonio di eredità culturale, nazionale ed identitaria da tutto il popolo karameikano di origine traldariana ed è talmente radicato nella coscienza della gente, che ogni abitante conosce le origini della terra di Traldara, dei suoi eroi fondatori e li venera in modo quasi incondizionato.
Infatti, se metà della popolazione del Granducato si dichiara fedele alla Chiesa di Karameikos come istituzione che racchiude in sè le varie fedi del pantheon di Brun, quasi tutte le famiglie posseggono nella propria casa le iconiche statuette che raffigurano i tre eroi nazionali della Ballata di Halav; particolarmente cara alle donne e ai vecchi, è la figura di Petra, venerata come protettrice del focolare domestico, degli ammalati, degli storpi e dei poveri, al punto che molti dei devoti le rivolgono preghiere ed invocazioni chiamandola “La Madre” o “Madre Petra”.
La forza del Culto degli Eroi, così come viene chiamato dagli eruditi, sta dunque nel fatto che nonostante sia poco o nulla conosciuto fuori dai confini nazionali, al suo interno è invece parte identitaria della maggioranza della popolazione del Granducato, di origine traldariana. Tuttavia, non è solo per un ardore mistico e nazionalistico che questo culto è sopravvissuto per migliaia di anni: i chierici della Chiesa di Traldara, i quali pregano indistintamente tutti e tre gli eroi, ricevono regolarmente incantesimi per le loro preghiere e questo fatto è l’incontrovertibile certezza che quei valorosi, un tempo uomini in carne e ossa, non solo sono esistiti realmente ma continuano ad esistere in forma di essenza divina.
La fondazione della Chiesa di Traldara non ha un momento ben definito all’interno delle cronache storiche, da che esiste il Culto degli Eroi ci sono sempre stati uomini di fede che parlano con e per conto degli dei; nel corso dei secoli la chiesa si è fatta più forte e si è strutturata, canonizzando i riti e le preghiere, stabilendo delle cariche ecclesiastiche formali e consolidando il suo potere fino ad essere la forte istituzione che è al giorno d’oggi, nonostante la fondazione della Chiesa di Karameikos ne abbia limitato molto il potere temporale negli ultimi trent’anni.
Questa fu la causa scatenante che creò delle forti tensioni a livello sociale, le quali sfociarono nel 971 DI nella sanguinosa Ribellione di Marilenev.
I ministri della fede traldariana, convinti a ragione che la nascente Chiesa di Karameikos avrebbe considerevolmente diminuito il loro potere ed il loro prestigio, vedendo pericolosamente minacciata la loro posizione fecero leva sul sentimento popolare traldariano anti imperialista e di rivalsa nei confronti di quelli che venivano visti come gli “usurpatori thyatiani”. La loro opera di convincimento fu talmente grande, che persino due famiglie nobiliari parteciparono all’insurrezione popolare, i Torenescu ed i Marilenev. La Chiesa ebbe gioco facile nell’accaparrarsi le simpatie della parte più oltranzista della nobiltà traldariana, dato che i capifamiglia videro questa come l’opportunità perfetta per prendere il potere e cacciare dalle loro terre i nuovi governanti.
La ribellione, che raggiunse il suo culmine con la sollevazione del feudo di Marilenev, venne stroncata brutalmente dalle forze militari del Granduca Stefano Karameikos, mentre il patriarca della Chiesa di Karameikos Olliver Jowett, non si lasciò sfuggire l’occasione per accusare pubblicamente ed in modo molto duro i gerarchi della chiesa traldariana, incolpandoli di voler sovvertire lo stato di diritto, strumentalizzando la povera gente.
La Chiesa di Traldara accusò il colpo e le divisioni interne già presenti da secoli nei ranghi ecclesiastici si acuirono maggiormente, portando le due correnti clericali quasi ad uno scisma, rientrato poi con le dimissioni del patriarca Melimas Glalea e di tutti gli alti prelati a lui fedeli.
Dalla ristrutturazione interna avvenuta dopo l’abortito scisma, la chiesa traldariana si sta
riprendendo solo in tempi recenti e le divisioni tra le due correnti di pensiero restano nette; questo ha permesso la crescita della chiesa rivale nel tessuto sociale traldariano, consolidando conseguentemente il progetto di costruire un’unità nazionale non solamente attraverso le tradizioni culturali dei Traldar, ma attorno alla figura del Duca e dell’identità karameikana di tutte le genti che abitano questa terra antica.
L’Organizzazione del clero
Differentemente da quanto capita all’interno della Chiesa di Karameikos, nata concettualmente su una base di tolleranza e convivenza della varie fedi religiose riunite sotto un unico organo, nella Chiesa di Traldara vi sono due correnti di pensiero, le quali divergono su alcuni nodi fondamentali di interpretazione delle sacre scritture del Culto degli Eroi.
Questo dissenso tra i grandi pensatori della chiesa, ha portato nel corso dei secoli a piccoli scismi di risibile entità e a culti improvvisati capeggiati da sedicenti santoni o chierici particolarmente carismatici, che si sono poi spenti alla morte degli stessi o perchè rimasti senza fedeli.
La Chiesa di Traldara è molto meno organizzata dal punto di vista gerarchico rispetto a quella di Karameikos, non da ultimo proprio a causa delle due correnti di pensiero in seno all’ordine; in ogni villaggio o piccolo insediamento fino ad arrivare alle grandi città, sono presenti delle strutture dedicate al Culto degli Eroi, le quali variano dalla piccola pieve in cui può esservi anche solo un chierico, fino alle grandi e massicce cattedrali delle città di Specularum e Kelvin, che fungono da centro liturgico e spirituale della diocesi.
Ogni enclave religiosa è completamente autonoma, salvo che per le questioni di grande importanza o per il pagamento delle decime, ove esse dipendono invece dalla diocesi di riferimento. Il fulcro del potere secolare è nella Cattedrale di Traldar, situata nella capitale, in cui risiedono i due patriarchi a capo delle due anime che compongono la chiesa e che tentano in perenne equilibrio di amministrare il potere ed i fedeli.
La singolarità di questo tipo di gestione è che a conti fatti, queste entità si comportano come due chiese differenti: non entrano mai in contatto tra loro su alcuna questione pratica o amministrativa e solo i patriarchi collaborano in una sorta di pace armata, consapevoli che uno scisma sarebbe un disastro che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza stessa della chiesa.
Le dispute verbali e di carattere filosofico, sono invece all’ordine del giorno e non è difficile vedere i chierici dei due culti fronteggiarsi con animosità nelle piazze cittadine a colpi di citazioni sull’interpretazione delle sacre scritture. Capita saltuariamente che tali dispute escano dall’ambito puramente dialettico e sfocino nelle vie di fatto, ma i contendenti non superano mai il limite con i loro confratelli e la gente tollera ed incoraggia questa animosità, dovuta unicamente alla profondità del fervore religioso.
Le due fazioni che da tempo immemore si fronteggiano per la supremazia teologica sono i Traldari e gli Halavesi.
I primi, sostenitori di una dottrina più ortodossa e legata strettamente a quanto enunciato nei testi sacri, sono la fazione con più accoliti all’interno della chiesa ed il loro credo è basato sulla convinzione che quanto riportato nella Ballata di Halav sia la sola verità sui fondatori della patria traldariana.
Halav, Petra e Zirchev sono realmente esistiti, hanno fondato un grande e prospero regno chiamato “l’epoca d’oro” e poi sono ascesi al rango di divinità grazie alle loro gesta. E’ possibile riconoscere i chierici Traldari per i loro paramenti rossi decorati con chiavi color oro, che richiamano il simbolo araldico della chiesa in virtù della loro ligia osservanza della tradizione dei padri fondatori.
Il patriarca dei Traldari è il severo Aldred Radelius, un formidabile chierico che all’epoca della Ribellione di Marilenev era solo un ragazzino che abbracciava ideologicamente le motivazioni della sommossa, in cui peraltro perse entrambi i genitori.
La maturità acquisita negli anni, gli studi e la responsabilità del ruolo di patriarca della chiesa, hanno notevolmente mitigato questa visione del mondo, ed ora egli desidera solo un ritorno dell’età dell’oro per tutte le genti che abitano il Karameikos,
siano essi traldariani o thyatiani. Ritiene il duca Stefano un discreto governante ed è anche in buoni rapporti con il patriarca Jowett, fatto questo che ha giovato ad entrambe le chiese; tuttavia non si fida di molti dei collaboratori di Jowett, specialmente del suo braccio destro Alfric Oderbry, che ritiene essere militarista e fanatico oltre che razzista nei confronti dei traldariani, nonostante l’apparenza umile e pacifica.
I rapporti con l’altro patriarca della Chiesa di Traldara, il canuto ed eccentrico Sergej Cardonell, sono discreti nonostante le stravaganze di quest’ultimo e le feroci invettive che entrambi si scambiano il primo giorno di Soladain ogni mese.
Egli sa perfettamente che tra loro deve esserci la pace, affinchè la chiesa stessa possa perdurare nel tempo.
Gli Halavesi sono una branca relativamente giovane della chiesa traldariana, in quanto la loro corrente di pensiero risale a poche centinaia di anni fa, quando un chierico di nome Anselm, raccontò di aver avuto una visione: Halav venne da lui e gli disse che si sarebbe reincarnato in un uomo mortale e che avrebbe riportato la loro patria all’antica età dell’oro, come scritto in alcuni versetti dei testi sacri.
Che egli abbia avuto o meno tale visione non è dato sapere, ma essendo un ottimo oratore, animato da un grande fervore mistico e continuando a ricevere incantesimi per le sue preghiere agli dei, i quali evidentemente non gli avevano tolto il loro favore a suo dire, fece parecchi proseliti in poco tempo.
Egli girovagava per le terre di Traldara con un saio grigio, simbolo di povertà e penitenza in attesa della reincarnazione del grande re e rimasto come indumento prediletto dai chierici del Culto di Halav, portando la sua parola e la sua visione fin negli angoli più remoti di quella landa. Coloro che ne sostennero la riforma furono così tanti che la chiesa dovette accettare questa costola nascente in seno al proprio ordine, benchè per anni i ministri a capo dell’istituzione avessero cercato di screditare Anselm e persino minacciato di scomunica.
L’attuale patriarca Cardonell, è un vecchio prelato assurto alla massima carica ecclesiastica grazie al suo modo schietto e vivace di rapportarsi con i fedeli.
E’ un uomo a cui piace stare in mezzo alla gente, convinto che un ministro della chiesa debba lasciare il palazzo e andare tra le persone, cosa che lo mette in aperto contrasto con il suo omologo Radelius.
Cardonell ha maturato un’idea molto particolare negli anni riguardo al suo credo, il che unito ai primi leggeri sintomi di demenza senile, lo hanno esposto ad aspre critiche da parte degli alti prelati dei Traldari: egli è convinto che Stefano Karameikos sia la reincarnazione di Re Halav.
A sostenere la sua tesi, vi sono alcune prove a suo dire incontrovertibili, come il fatto che sia un nobile guerriero che ha saputo riunire sotto la sua bandiera tutta la nazione traldariana, o ad esempio l’innegabile benessere che le sue riforme hanno portato a tutta la popolazione, senza contare che barba e capelli del duca sono rossi come lo erano
quelli dell’antico re. Cardonell sostiene apertamente che Stefano Karameikos sia Halav redivivo e che occorre solo aver pazienza e sostenere il sovrano, per veder tornare la famigerata età dell’oro.
Benchè molti tra i nobili e gli ecclesiastici ritengano i suoi sermoni come vaneggiamenti di un anziano signore prossimo alla demenza, agli occhi del popolo, questo suo convincimento non ha fatto altro che rafforzare la posizione del duca e la benevolenza nei suoi confronti, con un impatto decisamente positivo dal punto di vista sociale.