Territorio
Superficie: 121.030 kmq
Popolazione: 428.020 ab. (89,3% umani, 1,8% gnomi, 1,8% goblin, 1% elfi, 6,1% altri).
Densità: 3,5 ab./kmq.
Cenni storici
Migliaia di anni fa, la terra oggi nota con il nome di Karameikos non confinava con il Mare del Terrore; le terre emerse si estendevano per molti chilometri verso sud, fin oltre gli odierni arcipelaghi del Minrothad. In queste vaste terre, nacque in tempi molto antichi la civiltà dei Taymora (2500 PI), una cultura di città-stato di cui poco si conosce. Secoli dopo anche un gruppo di elfi, separatisi nel 2100 PI dalla migrazione di Ilsundal verso il Reame Silvano, si stabilì nelle fitte foreste a nord delle terre dei Taymora; si trattava principalmente di due clan, i Verdier (Elfi Silvani) ed i Meditor (Elfi del Mare).
La civiltà Taymora fu completamente distrutta dagli sconvolgimenti tellurici che fecero inabissare la parte meridionale del Brun (2000 PI). I pochi superstiti di questa civiltà cercarono scampo verso nord, ai piedi delle montagne e nei boschi, diventando di fatto i primi umani ad abitare il Karameikos. Un gruppo di Taymora spintisi più a nord degli altri si stabilì in una zona montana coperta di boschi, nel mezzo delle Cime Nere, dove avrebbero fondato di lì a poco la città di Tuna. Gli elfi sopravvissero alla catastrofe, sebbene il clan Meditor rimanesse isolato ad Alfeisle, una delle neoformate isole a sud della nuova costa; parte dei Verdier, desiderosi di riunirsi ai loro simili, emigrarono dalle foreste costiere fin nell’Alfeisle qualche secolo dopo (1720 PI). Il resto dei Verdier, invece, preferì continuare ad abitare nella propria foresta, in relativa tranquillità; da questo gruppo sarebbero discesi i membri del clan Vyalia.
Verso il 1500 PI una spedizione nithiana guidata dal clan dei Traldar conquistò le terre dell’attuale Karameikos, assimilando i Taymora superstiti; dal loro nuovo reame i Traldar si insediarono anche
a nord delle Cime Nere.
Sopraffatti dal clima, dalle belve feroci e dalle
condizioni selvagge del territorio, i Traldar regredirono molto nel giro di un secolo, perdendo ogni contatto con i Nithiani della madrepatria. Solo grazie all’interesse del popolo Hutaaka (uomini-sciacallo discendenti dei nithiani e residenti nelle Cime Nere), i Traldar riuscirono a ristabilirsi, maturando sotto l’influenza hutaakana una nuova civiltà caratterizzata da città-stato e re guerrieri. Essi ormai si consideravano i legittimi eredi dei nithiani e signori incontrastati di quelle terre, prosecutori della cultura di Nithia e del loro potere; essi battezzarono la loro patria Traldas.
Nei secoli seguenti (1300–1000 PI) fondarono insediamenti nel Darokin e negli arcipelaghi del Minrothad e delle Ierendi, nonché nel Thyatis
occidentale, maturando contatti amichevoli con i Vyalia ed i nomadi Toralai. Gli Hutaaka continuarono a proteggere i Traldar, insegnando loro tecnologia e magia in cambio di manodopera servile; grazie all’amicizia con gli Hutaaka, la città montana di Tuma divenne in questo periodo una delle principali potenze della regione.
La prosperità dei Traldar ebbe bruscamente termine quando una gigantesca orda di Gnoll – la maggior parte di quelli che anni prima erano fuggiti dall’impero nithiano – si riversò dal nord – ovest nei confini del Traldas 1000 PI. Gli Hutaaka preferirono ritirarsi nei loro rifugi montani, portandosi dietro alcuni schiavi e scomparvero senza farsi mai più rivedere, lasciando i Traldar a fronteggiare il feroce nemico.
Nella tremenda guerra che seguì (1000–992 PI) i Traldar furono quasi del tutto sterminati, molti clan e le loro città furono distrutte, altri fuggirono oltre mare (come gli abitanti di Marilenev, guidati da Re Milen). Nell’ora più tragica, tuttavia, il valore di Re Halav, della sua consorte Petra e dell’eroe Zirchev contribuì a disperdere l’orda degli gnoll, ed a segnare l’inizio della riscossa per i superstiti. Ci sarebbero voluti altri cinquant’anni prima che le bande di gnoll fossero ricacciate prima dal sud e poi dal nord-ovest. La guerra contro gli gnoll ed i suoi eventi (trascritti nella celebre Ballata di Re Halav) avevano ridotto la popolazione Traldar ad un quinto di quella precedente, molte delle loro città più fiorenti erano state distrutte, gran parte dei loro guerrieri massacrati. I resti di questo popolo restarono temporaneamente uniti sotto il vessillo dei discendenti di Re Halav, ma la loro civiltà era irrimediabilmente caduta in declino. Le comunicazioni rese sempre più difficili dall’incuria in cui versavano le infrastrutture, le campagne spopolate, le comunità periferiche divennero sempre più indipendenti mentre il ricordo dei giorni di Re Halav svaniva e diveniva epica. Come se non bastasse, dall’ovest il popolo nomade dei Vandari invase la Traldas all’indomani della guerra (930 PI), portando ulteriore morte e distruzione nel paese già prostrato. Anche la città di Tuma entrò in crisi a causa della devastazione della Traldas, ed infine soccombette di fronte alle forze malefiche che tramavano la sua distruzione (circa 600 PI). Solo verso il 800 PI, quando i peggiori effetti delle pestilenze, della fame e delle guerre cominciarono ad alleggerirsi, la popolazione iniziò una lentissima ripresa. Alcuni clan Traldar, stanchi
di combattere perennemente, decisero di emigrare e fondare una nuova patria altrove (alcuni di essi si diressero via mare verso ovest, costituendo la colonia costiera di Athenos). Questo periodo vide anche l’arrivo nella regione di un clan di elfi, giunto misteriosamente ed improvvisamente nelle terre ad oriente dei Traldar; questo clan, i Callarii, separatosi dalla migrazione di Mealiden (che si sarebbe diretto ad Alfheim poco dopo) si stanziò nelle foreste centrali dell’attuale Karameikos, stabilendo relazioni amichevoli con i clan umani più pacifici e difendendosi da quelli più bellicosi.
Passarono altri secoli prima che la situazione cominciasse a stabilizzarsi e la popolazione ricominciasse e crescere. Molti Vandari, col tempo, finirono per stanziarsi nella regione, dominando i Traldar ed infine mescolandosi con loro. Questo crogiuolo segnò la nascita del popolo traldariano e della sua nuova lingua (500 PI), nonché dell’utilizzo del termine Traldara per designare la regione. In questi decenni anche numerose tribù di Toralai semi-nomadi, cacciati dall’oriente dall’espansione dei popoli thyatiani, giunsero nella Traladara; a poco a poco essi assunsero uno stile di vita stanziale e vennero rapidamente assorbiti dai Traldariani, scomparendo dalla storia.
Un’altra ondata di scorrerie piombò sui Traldariani
nel 491 PI; orde di bugbear, goblin, hobgolin e orchi, in fuga dal massacro subito nella battaglia del Passo Sardal (492 PI), invasero in massa le terre traldariane, portando nuovamente morte e distruzione. Pur inizialmente disorganizzati nei loro attacchi, gli umanoidi trovarono un nuovo, feroce capo in Leptar, un essere brutale la cui razza di appartenenza è oggi ignota; essi compirono numerose devastazioni, in particolare l’eclatante distruzione della città di Krakatos, ultimo grande baluardo della civiltà Traldar in queste terre. In seguito, gli umanoidi si divisero nuovamente e vennero respinti dai Traldariani, ora forti della tradizione guerriera dei Vandari. Parecchi umanoidi si riversarono nelle Cinque Contee, ma molte bande di queste creature si stanziarono nei boschi, nelle montagne e nelle zone selvagge della Traldara, dove la loro presenza si protrae ancora oggi.
Gli umanoidi ostili non furono i soli ad immigrare nelle selvagge terre traldariane. Il clan degli gnomi di Altomonte, scampato al massacro della propria razza ad opera dei coboldi dei monti Hardanger, dopo varie peregrinazioni giunse da nord attorno al I secolo PI, stabilendosi nelle terre tra i fiumi Shutturga e Waterolde e fondando un proprio insediamento (che battezzò Altomonte, dal nome del proprio clan). Durante questi secoli, i Traldariani restarono un popolo diviso in innumerevoli comunità, spesso separate e isolate dalle altre da vasti tratti di terre selvagge. L’unica cosa che li univa era il ricordo di una mitica Età dell’Oro dalla quale erano caduti, culminata con le gesta ed il sacrificio di Re Halav. Sempre più campo cominciò a prendere nelle loro coscienze l’idea che il ritorno di quell’età perduta fosse scritto nel destino della Traldara – un’idea che venne cavalcata e propagandata dalla Chiesa di Traldara, un culto nato dall’adorazione di Halav, Petra e Zirchev, gli eroi dei traldariani. Il volgere del primo millennio DI segnò anche per i Traldariani l’inizio di una lenta età di ripresa demografica. In questi lunghi secoli, la popolazione cominciò una lenta ma costante riconquista della terre selvagge – soprattutto delle foreste e dei boschi. Le comunità crebbero ed alcune divennero infine fiorenti centri di commercio. Grazie alle sue cospicue risorse naturali, come il legname, le pellicce ed i metalli preziosi, la Traldara cominciò a venire frequentata dai mercanti dei paesi vicini, in particolare dai Darokiniani e dai Minrothiani. Anche un clan di nani proveniente dalla Casa di Roccia, quello dei Fortescudo, si stabilì in quelle terre nel 200 DI, seguendo le voci che volevano gli Altan Tepes ricchi di metalli preziosi. Le comunità Traldariane continuarono a restare divise ed indipendenti l’una dall’altra; esse si muovevano guerra a vicenda o commerciavano tra loro a seconda dei periodi, unendosi soltanto per respingere un invasore straniero. Qualche signorotto assunse addirittura il titolo di re durante questi secoli; questi sedicenti re governarono solo una piccola parte del paese e la loro autorità arrivava solo fin dove giungeva la loro spada. Nondimeno, l’aumento del commercio e la frequentazione delle vie di comunicazione ricominciò a creare un certo senso di unità culturali dei Traldariani. Il V secolo DI segnò alcuni eventi molto importanti per la Traldara. Verso il 400 DI l’importazione da parte dei mercanti delle isole meridionali delle malattie del vampirismo e della licantropia dall’oriente, colpì duramente la Traldara; questa regione poco popolata di fitti boschi e di piccoli villaggi era il posto ideale dove un vampiro o un lupo mannaro potevano nascondersi.
Nei decenni seguenti, molte comunità vennero terrorizzate da queste creature e la Traldara divenne nota come il rifugio favorito di simili orridi mostri.
Attorno al 450 DI, molti clan traldariani emigrarono verso ovest, nel Golfo di Hule, seguendo la predicazione di un’eresia sorta in seno alla chiesa di Traladara, secondo la quale colà, dove si diceva si trovasse il sepolcro di Re Halav, avrebbero fondato una nuova e prospera patria. Inoltre il settentrione del paese cadde sotto il dominio dell’allora Regno di Darokin nel 493 DI. Vi sarebbe rimasto fino al VII secolo DI, quando venne scoperto che il sovrano del Darokin era un vampiro, il che avviò una violenta ribellione dei Traldariani al dominio darokiniano. La scoperta sfociò poi nelle Guerre Sante (653 – 728 DI) quando si venne a sapere che molti clan traldariani ospitavano creature della notte; la guerra fu terribile e spazzò via interi clan, andando avanti in modo intermittente e intervallata a persecuzioni, roghi, carestie e pestilenze. Alla fine, una serie di clan preferì emigrare nelle Terre Alte piuttosto che continuare a combattere (erano gli antenati dei Boldaviani (728 DI). Ci vollero altri due secoli ai Traldariani per riprendersi da questo periodo di guerre e miserie. Al volgere del X secolo DI le comunità si ritrovarono di nuovo in una fase di grande crescita economica. L’Impero Thyatiano, interessato più che mai alle vaste risorse di legname della Traldara, decise allora di precedere i tempi e conquistare la regione con le armi (900 – 903 DI). I Thyatiani dichiararono l’intera Traldara un loro protettorato e ribattezzarono Marilenev “Specularum”. La presenza di piccole guarnigioni thyatiane contribuì a rendere sicure le vie di comunicazione e l’ingresso nella rete commerciale del vasto impero ad arricchire ancor più i commerci. Un certo numero di Thyatiani sarebbe emigrato nei decenni seguenti nella Traladara, stabilendosi perlopiù nelle città e nelle comunità meridionali.
Nel 970 DI, il duca di Machetos, Stefano Karameikos, ottenne il titolo di granduca e le terre traldariane dall’imperatore Thincol, in cambio del suo ricco ducato ancestrale. Thincol, desideroso di risanare le finanze dell’impero attingendo al vasto patrimonio del Machetos, acconsentì ad offrire a Stefano un vasto grado di autonomia. Il nuovo granduca, così , pur governando uno stato autonomo a tutti gli effetti, potè avvantaggiarsi del fatto che, apparentemente, le sue terre facevano parte dell’Impero Thyatiano. Stefano, che ribattezzò la Traldara con il suo cognome, condusse con sè i suoi collaboratori più fidati ed alcuni suoi congiunti, ai quali affidò titoli e terre nel suo nuovo dominio; non sempre il loro insediamento fu pacifico: in molti caso essi dovettero imporre la loro autorità con la forza, ed in molti altri commisero crudeltà nei confronti dei Traldariani, dei quali calpestarono i diritti. Le potenti famiglie traldariane che dominavano la scena politica ed economica della Traldara colsero l’occasione del cambio di governo per tentare di recuperare il dominio del paese. I loro intrighi andarono a monte quando, nel 971 DI, il clan Marilenev si mise alla testa di una violenta insurrezione di Specularum e delle terre circostanti,
che tuttavia venne brutalmente stroncata dal Granduca. Stefano chiamò a sé molti membri cadetti delle famiglie nobiliari thyatiane, uomini e donne col retaggio e le capacità per governare, ma non
destinate ad ereditare. Avventurieri, nobili e mercanti giunsero nel Karameikos e costituirono
la più vasta immigrazione mai sperimentata da questo paese nella sua storia. Negli anni seguenti il granduca rafforzò le infrastrutture, fortificò le comunità più importanti ed i confini del suo stato, costituì un esercito per difenderlo, creò una rete di fedeltà e alleanze con i clan traldariani e con i suoi vassalli thyatiani.
Infine, favorì il patriarca thyatiano Oliver Jowett, separatosi dalla chiesa del Thyatis e le sue idee eterodosse, finanziando la Chiesa di Karameikos per potenziare ulteriormente il senso di autonomia del suo paese dall’Impero Thyatiano e per indebolire la branca della Chiesa di Traldara, sfavorevole al suo dominio.
Quest’ultima migrazione dei thyatiani ha avuto sostanzialmente un effetto positivo da punto di vista demografico sul Karameikos, in quanto, oltre a costituire un notevole aumento della popolazione, gli immigrati thyatiani hanno impresso al paese una nuova spinta espansionistica verso l’ampliamento delle terre coltivabili e verso la conquista delle terre selvagge. Visto da occhi esterni il Karameikos appare una regione ancora estremamente selvaggia per buona parte del suo territorio, dove l’avventuriero o il pioniere che vogliano rischiare la pelle combattendo contro i pericoli della natura e quelli mostruosi troveranno terre a buon mercato e dove la civiltà procede combattendo le terre selvagge ed i suoi pericolosi abitanti.
Distribuzione della popolazione
Il Karameikos è abitato da numerose razze, fra le quali spiccano per numero gli umani ed i semi-umani. Tuttavia, grazie alla gran quantità di terre non civilizzate ancora presenti nella regione, il territorio ospita un numero rilevante anche di goblinoidi, orchetti e giganti. Circa il 25,6% della popolazione vive nei centri urbani, una certa percentuale (5-15%) degli abitanti dei quali lavora comunque nel settore agricolo in qualità di salariati o braccianti su base stagionale; dal punto di vista dell’approvvigionamento delle grandi città (Kelvin e Specularum soprattutto), quindi, il Karameikos risulta parzialmente dipendente dall’importazione di grano dall’estero.
Umani: Gli umani costituiscono la stragrande maggioranza della popolazione karameikana (382.420 ab.). Essi sono distribuiti tuttavia perlopiù su una parte del territorio poco più vasta di un terzo dell’intera superficie. Vi sono infatti zone dall’alta densità – come le pianure coltivate, i tratti pianeggianti delle coste e le campagne attorno ai principali centri, e secondariamente le terre attorno alle strade o ai fiumi più grandi – , tipiche dei paesi più civilizzati (con densità di 22-10 ab./kmq); aree meno popolate (con densità di 7-3 ab./kmq) – come le rive dei fiumi più piccoli o più lontani dalla civiltà, i tratti meno pericolosi dei boschi più radi e poche aree insediate dai pionieri nelle regioni selvagge – ed una vastissima area, costituita dalla quasi totalità delle foreste, dei boschi, delle colline boscose e dei monti della nazione, dove la presenza umana è nel migliore dei casi trascurabile (meno di 1 ab./kmq). Gli umani del Karameikos sono divisi in due gruppi etnici principali – Thyatiani (15%) e Traldariani (65%) – ai quali negli ultimi trent’anni si è aggiunta una cospicua percentuale di mezzosangue derivati dalle unioni fra le due etnie (18%). Un certo numero di immigrati stranieri, inoltre, popola specialmente le grandi città (2%, soprattutto Alasiyani e Darokiniani). I Thyatiani, di più recente immigrazione, tendono ad essere maggiormente numerosi nelle grandi città ed a costituire un’ampia proporzione del ceto nobiliare; i Traldariani sono invece distribuiti equamente in tutte le zone civilizzate o di frontiera del paese.
Elfi: Un esiguo numero di elfi vive nel Karameikos, diviso in due grossi clan di cultura e tradizione differente; entrambi i gruppi sono sostanzialmente autonomi dal governo granducale. Il primo è quello dei Callarii (62%), che abita i Boschi di Radlebb (con la cittadina commerciale di Rifflian), le propaggini occidentali della Foresta di Dymrak, le colline boscose a sud di Altomonte ed alcuni villaggi isolati, sparsi per la regione. Vivono in piccole comunità silvestri. I Callarii sono in buoni rapporti con gli umani del Karameikos e col governo umano della regione.
L’altro è quello dei Vyalia (38%), che abitano le zone orientali della Foresta di Dymrak, oltre il Fiume
Rugalov (si sa che uno dei loro villaggi più importanti si trova nei pressi del Lago dei Sogni Perduti); sono più riservati e misteriosi per i Karameikani, anche se si sa che sono in ottimi rapporti di collaborazione ed alleanza con l’Impero Thyatiano. I Vyalia sono tutti fedeli al loro capo del Consiglio, ed abitano la loro foresta senza badare al confine che la divide fra il Karameikos e Thyatis, artefatto dagli umani. Il numero dei Vyalia qui indicato comprende quella parte dei loro clan che abitano le zone della Foresta di Dymrak formalmente sotto il dominio karameikano.
Gnomi: Gli gnomi (7.500 ab.) sono insediati per la quasi totalità nella città di Altomonte (6.500 di loro vivono entro le sue mura) e nei suoi dintorni. Qui vivono autonomamente dagli umani, coi quali commerciano, secondo proprie leggi ed usanze.
Goblin: I goblin sono una razza numerosa nel Karameikos (7.500 ab.), e dominano la maggior parte della Foresta di Dymrak ad ovest del Fiume Rugalov, dove risiedono circa 4.000 di loro. Numerose tribù abitano anche le propaggini degli Altan Tepes e le regioni collinari del Karameikos orientale, mentre poche altre si trovano nella regione delle Cime Nere. Vivono divisi in tribù di 80-800 membri, che passano la maggior parte del tempo a guerreggiare fra di sé e contro le comunità umane. Si dice che parecchie tribù di goblin della Foresta di Dymrak siano sotto il controllo dei draghi verdi che si annidano negli oscuri recessi di quella foresta.
Nani: Pochi nani (4.000 ab.) vivono nel Karameikos, tutti emigrati in tempi più o meno antichi dalla Casa di Roccia. Un migliaio di essi popola la città gnomica di Altomonte, il resto vive sparso nelle principali città e insediamenti degli umani.
Orchi: Tribù di orchi (4.000 ab.) di 80-300 membri ciascuna, abitano da secoli il Karameikos orientale, soprattutto le pendici degli Altan Tepes. Alcune tribù si annidano negli anfratti dei Monti Cruth, da dove colpiscono sia le Cinque Contee che il Karameikos.
Halfling: Un certo numero di halfling (3.000 ab.) vive sparso fra le città ed i villaggi umani. Sono tutti emigrati dalle vicine Cinque Contee in tempi più o meno recenti. Hanno una forte presenza nel Quartiere degli Stranieri di Specularum.
Hobgoblin: Un certo numero di tribù di hobgoblin (2.500 ab.) 50-450 membri ciascuna, sono stanziate nel Karameikos orientale, dai margini settentrionali della Foresta di Dymrak alle pendici degli Altan Tepes. Talvolta collaborano coi goblin per colpire gli insediamenti umani.
Bugbear: Pochi bugbear (1.000 ab.) abitano il Karameikos occidentale, soprattutto i boschi sud-occidentali ai confini con la Baronia dell’Aquila Nera, le pendici nord-occidentali dei Cruth e le terre
ai confini della Palude Funesta. Sono sparsi in piccole bande di 20-50 individui. Alcuni membri di queste bande servono il barone dell’Aquila Nera a Forte Destino.
Gnoll: Gli gnoll non sono una presenza numerosa nel Karameikos (1.000 ab.), ma ve ne è una grossa tribù – i Testa-di-Morte, quasi 500 individui – che occupa la valle del Fiume Fiammafuoco, a nord di Verge. Altri gruppi di 10-100 gnoll errano per le Cime Nere.
Licantropi: Un numero relativamente alto di licantropi (500 ab.), soprattutto lupi e cinghiali mannari, infesta le terre selvagge del Karameikos, in particolare l’ampia fascia di colline selvagge a sud dei monti Cruth. Alcuni di questi licantropi vivono più vicini alle comunità umane dove talvolta si arrischiano a cacciare. Voci vogliono che il barone Ludwig dell’Aquila Nera fosse in contatto con alcune cellule licantropiche sparse a nord del suo vecchio dominio.
Centauri: Alcune tribù di centauri (300 ab.) popolano i boschi e le foreste più fitte del granducato, eccettuate le regioni della Foresta di Dymrak in mano ai goblin.
Giganti del gelo: Parecchi clan di giganti del gelo (200 ab.), di 20-30 membri ciascuno, vivono attorno ai gelidi picchi nord-orientali degli Altan Tepes; i clan si fanno spesso guerra fra di loro, ma talvolta, uniti, rappresentano una seria minaccia per la guarnigione della Rocca del Castellano.